Reportage

OIKOS, una casa comune per l'ecologia integrale: intervista a Frate Francesco Zecca

di Marilù Ardillo
OIKOS, una casa comune per l'ecologia integrale: intervista a Frate Francesco Zecca

OIKOS è una casa (=in lingua greca) in cui dimorano molti progetti. Nasce in un convento francescano nel 2020 a Taranto, una città in cui convivono storia, paesaggio e grido sociale, con anche la presenza della più grande acciaieria d’Europa.
La ferita di Taranto riguarda in realtà una sfida globale, una rottura del legame tra uomo e natura, ambiente e lavoro, che obbliga a ripensare i modelli di sviluppo di ciascuno. Rappresenta una buona occasione per innescare il nuovo paradigma di un’ecologia integrale, così come proposto da Papa Francesco nella Laudato Si’, ossia un nuovo approccio alla crisi ecologica che affronta contemporaneamente la crisi economica, sociale e ambientale che stiamo vivendo ormai da tempo. 
Da questo desiderio nasce OIKOS, un Centro per l’ecologia integrale del Mediterraneo che intende essere un attivatore di progetti che coinvolgono studenti, ricercatori, imprenditori, artisti che mirano a costruire un mondo nuovo.

Tra le varie attività e i numerosi eventi ideati e organizzati dalla rete OIKOS che riguardano università, imprenditoria, accoglienza, energia, religioni, gioventù, musica e arte, da qualche settimana si è concluso a Taranto “Intrecci”, il meeting euro-mediterraneo dell’ecologia integrale, sostenuto e patrocinato dalla Fondazione Vincenzo Casillo.
Sono stati intrecciati luoghi, storie e saperi, con l'auspicio di imparare a costruire ponti per connettere visioni culturali e religiose diverse. L'arte dell'intreccio, che rimanda all'antica sapienza del funaio, ricorda che "tutto è connesso": una consapevolezza necessaria che permette di promuovere la cura e la responsabilità dell'altro.

Abbiamo conversato in questa intervista esclusiva con Frate Francesco Zecca, Responsabile nazionale dell'Ufficio Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato dei Frati Minori e ideatore e fondatore di OIKOS, provando a capire come si può trasformare il Mediterraneo in una casa comune, come praticare la cultura dell'incontro, perché l'ecologia integrale è così necessaria, cos'è il Manifesto del Cambiamento e come imparare a proteggere  l'ambiente. 


Quando e perché nasce Rete Francescana del Mediterraneo Oikos? 
La Rete Francescana del Mediterraneo è nata nel 2019 a Malta, in occasione dell’VIII centenario dell’incontro tra san Francesco ed il Sultano e vuole rendere generativa la presenza francescana nel Mediterraneo.
I Frati Minori sono presenti in tutti i Paesi del Mediterraneo e così hanno accolto l’invito del Papa ad ascoltare il grido che viene dalle acque del mare nostrum: hanno imparato a conoscersi attraverso l’Ufficio di Giustizia Pace e Integrità del Creato, la Pontificia Università Antonianum, la Pontificia Accademia Mariana Internazionale, la Commissione Mariana Musulmana Cristiana e altri partner.
Dopo la nascita di questa rete, è nata l’idea di avere a Taranto una sede operativa, uno spazio di incontro e confronto tra studenti, ricercatori, imprenditori e religiosi per attivare progetti concreti sull’ecologia integrale nel Mediterraneo: così è nata Oikos, luogo fisico di incontro, dialogo e fraternità in cui progettare concretamente tutti gli interventi.

Quali sono i principali progetti e come interagiscono con i partner internazionali nel Mediterraneo? 
Attualmente Oikos ha 10 progetti in ambiti molto diversi tra loro, secondo l’approccio transdisciplinare dell’ecologia integrale. 
Alcuni progetti – come Oikos Young e Oikos Impresa – si svolgono localmente con partner del territorio, ma individuiamo anche organizzazioni con mission simili alla nostra in diverse città del Mediterraneo per proporre anche in quei territori dei percorsi analoghi, ovviamente secondo le esigenze di quella comunità.
Altri progetti si inseriscono nella grande famiglia francescana presente in tutto il Mediterraneo: si creano gruppi di lavoro tra frati e sorelle clarisse che collaborano su progetti che connettono santuari e monasteri in ottica di ecologia integrale.
Fondamentale è la partnership con le Università per i progetti sull’energia e per i filoni di ricerca che alcune università stanno portando avanti in sinergia, per dare vita a una “fraternità accademica” piuttosto che a una competizione tra università. Per adesso collaborano con noi le Università di Roma Sapienza e Antonianum, di Bari, di Barcellona, di Nizza e di Loppiano.
In altri casi attiviamo delle partnership con enti esperti in alcuni settori; per esempio, siamo in stretto contatto con la Nazionale del Mediterraneo perché pensiamo che lo sport sia un veicolo di trasmissione dei nostri valori.
Infine c’è Oikos Accoglienza con il supporto della Comunità Sant’Egidio: abbiamo attivato una rete di accoglienza dei profughi che provengono dai corridoi umanitari, ospitati in comunità francescane in tutta Italia.

Cosa si intende per “cultura dell’incontro”?
La cultura dell’incontro è quella che ci fa camminare insieme con le nostre differenze. È quello che facciamo sempre in Oikos: dialoghiamo. È un atteggiamento di apertura e condivisione, presuppone l’umiltà di imparare linguaggi e punti di vista diversi dai nostri abituali ma alla fine è un processo di apprendimento continuo dall’esperienza dell’altro, che si impara a rispettare e accogliere. Ad esempio, è stato molto bello per tutti ascoltare Nader Akkad in occasione di Intrecci: spiegandoci anche dei semplici dettagli sul modo di pregare dei musulmani abbiamo scoperto che ci sono tanti punti in comune con il modo di pregare dei cristiani. Ma questo dialogo è stato possibile solo in un clima informale, accogliente e privo di pregiudizi, che è la nostra cifra stilistica.

Quali sono le radici dell’ecologia integrale? E perché è così necessaria? 
Il paradigma dell’ecologia integrale nasce con l’Enciclica Laudato sì di Papa Francesco del 2015. Si tratta di un pensiero complesso, che aiuta a guardare la realtà in modo nuovo per superare il paradigma tecnocratico e guardare alla realtà come un poliedro. Oggi siamo abituati a osservare i temi politici, economici, ambientali e sociali con un alto grado di specializzazione, ma questo spesso fa perdere di vista una visione di insieme. Le conseguenze sono evidenti in una crescita tecnologica ed economica che genera molte disuguaglianze e distrugge l’ambiente naturale. Papa Francesco ci invita a superare questa logica individualista e a guardare ogni problema nella sua relazione con altri temi. Ad esempio, il tema della pace non guarda solo al disarmo ma anche a quello dell’energia, delle migrazioni e delle religioni: ciò è drammaticamente evidente negli ultimi due anni; dunque, è necessario compiere questa rivoluzione culturale che tenga sempre conto della dimensione economica, sociale e ambientale in tutte le scelte – da quelle personale a quelle comunitarie, fino a quelle politiche e internazionali.

 
Come trasformare il Mediterraneo in casa comune?
Tornando a considerare questo mare come un grembo accogliente piuttosto che come una tomba. Il Mediterraneo è stato mare di vita: culla di storia, religioni, migrazioni, scambi economici e culturali, percorsi di pace e di progresso. Tuttavia, oggi l’immagine del naufragio appare forse quella che meglio lo rappresenta, essendo diventato di fatto, per molti, una tomba: luogo di ingiustizie e di disuguaglianze, deportazioni e stragi.

Per proteggere l’ambiente dovremmo affrontare insieme tre questioni fondamentali: pace, lavoro e cura della casa comune.  Come possiamo imparare?
Innanzitutto, educandoci all’ascolto e all’approfondimento. Tutto lo staff di Oikos è costantemente impegnato nello studio (alcuni sono studenti della licenza in filosofia con specializzazione in ecologia integrale della Pontificia Università Antonianum). Da questo nasce la volontà di incontrare e formare altre persone. Insomma, bisogna imparare a fare rete e connettere esperienze, saperi e vite diverse, diventando testimonianza di questi concetti. Papa Francesco dice che “la realtà è superiore all’idea”, dunque se desideriamo pace, lavoro e cura dobbiamo concretamente sperimentare la non violenza, l’impegno e l’attenzione agli altri.


Oikos ha partecipato qualche mese fa al Manifesto del cambiamento. Di cosa si tratta?
È un manifesto culturale creato dai giovani per la società del futuro, raccoglie sessanta testimonianze; il progetto è del cantautore Giovanni Caccamo che collabora attivamente con Oikos nei progetti dedicati ai giovani, alla musica e all’arte. Giovanni farà un tour che toccherà diverse città del Mediterraneo, un progetto ambizioso, che collega fraternità e giovani costruendo ponti con progetti di cura per il proprio territorio e promuovendo il Mediterraneo come casa comune: una grande agorà, una piazza dove i giovani possano incontrarsi, conoscersi, discutere, progettare, scambiarsi progetti.

Ha ideato e curato due edizioni di CoViamo, che ha definito un incubatore fraterno di impresa. A chi si rivolge e a cosa mira?
CoViamo è un progetto di Contatto Impresa Sociale, partner attivo di Oikos sul territorio tarantino. Nasce da un’esperienza diretta dei membri dell’organizzazione che sentivano il bisogno condiviso di generare valore per la loro città. Si sono quindi messi in ascolto delle loro idee e aspirazioni, facendosi aiutare da un’impresa sociale di Milano che li ha guidati a comprendere in che modo dare forma a un’idea di impresa – che in questo caso sarebbe stata attiva nel sociale. Da quell’esperienza hanno pensato di restituire, quindi di dare anche ad altri la stessa opportunità di crescita e sviluppo. Oggi CoviAmo ha accompagnato più di 16 aspiranti imprenditori in tre diverse edizioni, aiutandole a capire come fare impresa attraverso nozioni di marketing, economia, progettazione e con il contributo di psicologi, orientatori e formatori.
Il percorso è fraterno perché si basa sul principio che “nessuno si salva da solo”, e che nella relazione si può trovare quel valore aggiunto indispensabile per la vita, in ambito personale, associativo e aziendale: un luogo accogliente, umano, in cui i partecipanti possano confrontarsi, crescere insieme, scoprire sempre meglio la propria identità e il senso di fare impresa nel nostro territorio.


Chiudiamo con l'evento "Intrecci". Quanta risonanza ha avuto, che tipo di interazioni ha generato, cosa ritiene abbia costruito?
La prima edizione di Intrecci ha visto la partecipazione di tantissime persone. Protagonisti sono stati gli studenti. La mattina del 3 novembre abbiamo ospitato circa 60 studenti del Liceo delle Scienze Umane “Tito Livio” di Martina Franca e dell’Istituto Tecnico Einaudi di Manduria. Sono stati attivi e hanno fatto diverse domande soprattutto a Christelle Ollandet, assistente dell’Ambasciatore della Repubblica del Congo in Italia.
La mattina del 4 novembre invece abbiamo accolto una trentina di studenti del Liceo Scientifico Battaglini e dell’Istituto Righi, entrambe scuole di Taranto. Gli studenti di quest’ultima scuola sono intervenuti direttamente presentando alcuni loro percorsi sulla transizione energetica, in linea con il percorso educativo che avvieremo a partire da gennaio 2024 proprio con loro. Il calendario del percorso, che sarà in parte formativo e in parte pratico, è in corso di definizione con i docenti delle Università partner: Sapienza e Pontificia Università Antonianum di Roma.
L’obiettivo sarà fornire nuove competenze ai giovani in particolare sul tema dell’idrogeno verde, che oggi è tra le priorità dell’Unione Europea nel suo Green Deal ma sul quale l’Italia è piuttosto indietro per quanto riguarda investimenti, professionalità e nuovi posti di lavoro. Spiegheremo ai giovani che un nuovo modo di produrre energia è possibile e che Taranto può diventare città del cambiamento: da città ferita da un modello di sviluppo non armonico con l’ambiente a città che guarda al futuro.
Abbiamo accolto un’altra scuola attraverso l’arte: 60 studenti del Liceo delle Scienze Umane “Vittorino da Feltre” di Taranto hanno visitato la mostra di arte per la pace di Shamira Minozzi, che ha personalmente illustrato i significati delle sue opere e testimoniato il suo percorso sempre innovativo alla ricerca di punti di incontro tra le religioni monoteiste.
Tutti gli studenti partecipanti sono stati invitati a partecipare a “Intrecci di speranza”, la summer school di ecologia integrale del Mediterraneo che ospiteremo a Taranto dal 25 al 31 luglio 2024 sui seguenti temi:

  • Il pensiero meridiano al tempo della complessità (Mediterraneo fra terra e mare)
  • L’abitare civile, i luoghi delle relazioni (LA CITTÀ INTEGRALE)
  • Il lavoro, l’impresa, la finanza L’ECONOMIA INTEGRALE
  • Mediterraneo luogo di dialogo (LE SFIDE DEL MEDITERRANEO)

Intrecci ha generato nuove connessioni con tutti gli ospiti e relatori, è stata un’occasione di amicizia con diversi momenti anche meno formali di scambio reciproco. Molto emozionanti sono state le testimonianze dai luoghi segnati dalla guerra (Betlemme e Aleppo) e la preghiera alla presenza del Vescovo di Taranto e dell’Imam della Grande Moschea di Roma.

FONDAZIONE VINCENZO CASILLO
Via Sant'Elia z.i.
70033 Corato | Puglia | Italy
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Cod. Fisc. 92057130723


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